Abbiamo voluto descrivere questi pezzi in una categoria a sé stante in quanto la loro importanza storica è tale che abbiamo ritenuto opportuno dedicare una pagina tutta per loro. Si tratta di un gruppo dei soldatini che l’ imperatore Napoleone I donò al figlio avuto dalla seconda moglie, Maria Luisa d’ Austria, figlio che viene ricordato dalla storia come l’ “Aiglon” e al quale venne dato dal padre il titolo di “Re di Roma”. L’ Imperatore offrì a suo figlio come regalo di battesimo, nel 1812, un gioco di soldatini di piombo. Il gioco dei soldatini imperiali era placcato in oro, ciò che fece nascere la leggenda dei soldatini in oro massiccio del re di Roma. Esso comprendeva in origine 240 statuette rappresentanti in maniera simbolica il 21° e il 22° Legers di 120 pezzi ciascuno. Le statuette erano in piombo, placcate d’ oro, ronde bosse, di una altezza totale di 36 mm ; rappresentavano un busto di soldato col capo coperto da uno shako e avevano un piedistallo forato inferiormente. I gradi o le specialità erano marcati in lettere nere sugli shako ; altri distintivi e le spalline erano dipinti in rosso per soldati e sottufficiali e in giallo oro per gli ufficiali. Questo gioco, nel suo stato di origine, non avrebbe avuto che una breve esistenza. Nel 1821 fu interamente ridipinto per permetterne il passaggio dalla Francia in Austria al seguito del figlio di Napoleone, senza che la polizia del Metternich potesse riconoscere un gioco francese dell’ infanzia dell’ ex re di Roma. La verniciatura del 1821 era stata commissionata all’ orafo André Grapin di Nancy, che ha lasciato delle indicazioni su molte figurine. La placcatura in oro tolta nel corso del camuffamento, era stata posta dall’ orafo prediletto di Napoleone, J.B.C. Odiot.

Il 4 settembre 1870, prima di fuggire dalle Tuileries, l’ imperatrice Eugenia diede al suo primo scudiero, il barone De Pierre, il gioco del 22° Legers al completo (il gioco, ancora intatto, è tuttora conservato dalla famiglia nel palazzo di Montpellier). Il 21° Legers, meno fortunato, fu disperso fra molti altri fedeli cortigiani, ed è così giunto ai nostri giorni.